Palazzo Portinari Salviati a Firenze

Via del Corso, o più semplicemente “il corso”, è una delle vie più antiche di Firenze, risalente alla Florentia romana, e deve il suo nome a una corsa di cavalli senza fantino, a cavallo “libero”, che qui si svolgeva fino a metà dell’Ottocento. Sul corso si affacciano meravigliosi palazzi e chiese, fra cui Palazzo Portinari Salviati.

Nel 2022, dopo secoli di chiusura al pubblico, il Palazzo, a seguito di una attenta e meravigliosa restaurazione, è diventato una esclusiva struttura ricettiva con ristorazione. Visitare il Palazzo, sostare nelle lussuose camere, ma anche e soprattutto mangiare a Palazzo, all’interno della affrescata Corte degli Imperatori, dove si trova lo squisito ristorante dello chef stellato Vito Mollica, lo Chic Nonna, è una occasione per afferrare lo spirito, il genius loci del palazzo. Il servizio, sia che ci si trovi dallo Chic Nonna che nel meno formale, ma sempre elegantissimo Salotto Portinari Bar & Bistrot (magari per un cocktail), è attento e cortese, dove la professionalità e il saper fare propria di una certa haute-hotellerie si miscela a piatti sapientemente sospesi fra richiami di cucina internazionale, con evidenti afflati orientali, e ancoraggi sia alle radici siciliane del cuoco che italiane per esteso. Il sottoscritto ha particolarmente gradito uno dei signature della casa, i Cavatelli cacio e pepe, con gamberi rossi e calamaretti spillo marinati. Un piatto di cortocircuiti mirabilmente armonizzati.

Siamo a inizio del Duecento quando il palazzo viene eretto e abitato dai Portinari, la famiglia dell’ineffabile Beatrice di Dante, che era appunto la figlia dell’illustre banchiere fiorentino Folco Portinari. Come non ricordare gli endecasillabi che il divin poeta le dedicò, folgorato dalla sua bellezza, nel Purgatorio? “Sovra candido vel cinta d’uliva donna m’apparve, sotto verde manto vestita di color di fiamma viva.”

Qualche secolo più tardi, nel 1546, al culmine di una florida e magnifica Firenze Rinascimentale, il palazzo viene acquistato dai Salviati. Qui aveva già vissuto, forse in affitto?, con la sua mamma Maria Salviati, moglie di Giovanni dalle Bande Nere, anche il giovane Cosimo I de’ Medici. E’ proprio da una delle finestre del palazzo che si dice il giovane Cosimo sia stato buttato giù dalla madre e raccolto al volo dal babbo per testarne tempra e carattere: prova superata per il bambino, miracolosamente incolume, che pare non abbia versato neanche una lacrima, mostrando quindi forza e coraggio, anche ad avere e sopportare (aggiungo io con un modesto e non richiesto commentare) siffatti genitori.

I Salviati, soprattutto il ramo della famiglia che vi abitò a fine Seicento e per circa metà del Settecento, arricchì il palazzo di numerose opere d’arte, di cui erano raffinati collezionisti: negli ambienti del palazzo è possibile ammirare opere di Donatello, Andrea del Sarto, il Correggio, il Bronzino e il Verrocchio, per citare alcuni fra i grandi nomi.

Dopo altre successioni e acquisizioni da parte di privati, il Palazzo a inizio Ottocento viene espropriato dalla città di Firenze che lo trasforma in un esclusivo liceo. Durante gli anni di Firenze Capitale, quindi dal 1865 al 1871, il Palazzo è sede del Ministero di Grazia, Giustizia e dei Culti e, per far fronte alle esigenze di numerosi burocrati, ulteriormente ampliato.

Da fine Ottocento al 2022 circa è stato sede bancaria e oggetto di ulteriori interventi, sempre molto pregiati e raffinati, che ne hanno fatto oggi un capolavoro architettonico capace di miscelare più stili e periodi in un risultato finale di grande equilibrio.