Moneglia, impervia e preziosa
Tra i luoghi impervi della Rviera Ligure di Levante, massimamente lo è Moneglia, racchiusa tra due punte a tenaglia che la rendono raggiungibile esclusivamente attraverso anguste gallerie di origine ferroviaria. Ne è testimonianza diretta la ridotta larghezza e la sezione semiogivale, assai suggestiva quanto scomoda. Aperte solo al traffico auto-motociclistico, sono vietate a pedoni e cicli proprio per la loro caratteristica minima larghezza. Lunghe e buie, pur iluminate con lunghe linee di lampade, sono davvero temibili per il traffico più leggero, inquitanti in vero.
Il tracciato ferroviario segna in modo palese anche l’abitato: sbucando dalle gallerie il binario correva su una massicciata di laterizio a vista proprio alle spalle dell’ampia spiaggia, segnando il confine dall’abitato che si distende in morbide linee curve disegnate anche dai due corsi d’acqua principali - anc’hessi a carattere torrentizio - che tagliano la piana. Le case, dipinte a colori vivaci, sono costruite in aderenza, con la tipica e ineluttabile micragnosità di spazi della Liguria.
Ma il colpo d’occhio è seducente: il borgo raccolto dietro la vecchia ferrovia - i nuovi binari corrono più a monte - le due punte che si protendono nel mare, e la corona di edifici costruiti sulla sommità delle “Montagne” che circondano l’abitato.
Moneglia - come molte altre località della Riviera Ligure - fu eletta a luogo di villeggiatura fin dal secolo scorso, e investitori di grande disponibilità si resero protagonisti dello sviluppo edilizio del borgo. L’esempio eclatante della fama di questo luogo è il cosiddetto “Castello de Fornari”, una fantasiosa costruzione in stile ecelttico-medievalista realizzata sul sito dell’antica Fortezza di Monleone andata perduta. La sua inusitata torre svetta al tramonto come un severo guardiano su tutto il fondovalle.
Turismo in grande sviluppo fino ai giorni nostri, contingentato dalle difficoltà logistiche: i semafori che regolano il senso alternato nelle gallerie consentono il passaggio solo ogni venti minuti. Fiorir d’alberghi di charme, in cui il relax - e le camminate - sono attrattiva importante, così come la gastronomia, che ha la sua punta di diamante nel ristorante Orto, raggiungibile con diversi faticosi tornanti posti su una strada intermedia alle gallerie: ma il viaggio vale il risultato.
Una cucina luminosa, tracciate sui sentieri liguri e capace di raccontare il mare e l’entroterra con un tocco vegetale particolarmente accurato che rende non solo piacevole, ma anche ricca e profonda l’esperienza. Dall’Orto - teatro delle invenzioni dello chef Jorg Giubbani - si torna con tante suggestioni al palato ma anche di conoscenza, per l’ineasausta ricerca di prodotti straordinari e la loro lavorazione, e per la bella scelta di vini del territorio (ma non solo).
Orto by Giubbani - ristorante di Villa Edera e La Torretta - è segnalato con una stella dalla famosa Guida MIchelin.
Il tracciato ferroviario segna in modo palese anche l’abitato: sbucando dalle gallerie il binario correva su una massicciata di laterizio a vista proprio alle spalle dell’ampia spiaggia, segnando il confine dall’abitato che si distende in morbide linee curve disegnate anche dai due corsi d’acqua principali - anc’hessi a carattere torrentizio - che tagliano la piana. Le case, dipinte a colori vivaci, sono costruite in aderenza, con la tipica e ineluttabile micragnosità di spazi della Liguria.
Ma il colpo d’occhio è seducente: il borgo raccolto dietro la vecchia ferrovia - i nuovi binari corrono più a monte - le due punte che si protendono nel mare, e la corona di edifici costruiti sulla sommità delle “Montagne” che circondano l’abitato.
Moneglia - come molte altre località della Riviera Ligure - fu eletta a luogo di villeggiatura fin dal secolo scorso, e investitori di grande disponibilità si resero protagonisti dello sviluppo edilizio del borgo. L’esempio eclatante della fama di questo luogo è il cosiddetto “Castello de Fornari”, una fantasiosa costruzione in stile ecelttico-medievalista realizzata sul sito dell’antica Fortezza di Monleone andata perduta. La sua inusitata torre svetta al tramonto come un severo guardiano su tutto il fondovalle.
Turismo in grande sviluppo fino ai giorni nostri, contingentato dalle difficoltà logistiche: i semafori che regolano il senso alternato nelle gallerie consentono il passaggio solo ogni venti minuti. Fiorir d’alberghi di charme, in cui il relax - e le camminate - sono attrattiva importante, così come la gastronomia, che ha la sua punta di diamante nel ristorante Orto, raggiungibile con diversi faticosi tornanti posti su una strada intermedia alle gallerie: ma il viaggio vale il risultato.
Una cucina luminosa, tracciate sui sentieri liguri e capace di raccontare il mare e l’entroterra con un tocco vegetale particolarmente accurato che rende non solo piacevole, ma anche ricca e profonda l’esperienza. Dall’Orto - teatro delle invenzioni dello chef Jorg Giubbani - si torna con tante suggestioni al palato ma anche di conoscenza, per l’ineasausta ricerca di prodotti straordinari e la loro lavorazione, e per la bella scelta di vini del territorio (ma non solo).
Orto by Giubbani - ristorante di Villa Edera e La Torretta - è segnalato con una stella dalla famosa Guida MIchelin.