La tavola e il cinema
Un noto direttore della fotografia, scambiando osservazioni sulla ripresa di commensali a tavola, diceva che le scene di conversazione al desco sono tra le più difficili e complesse in assoluto da montare e da girare. "Basta uno sguardo e salta tutta la narrazione". Non c'è bisogno di essere cineasti, o montatori, per immaginare i vari "ciak" con i primi piani degli attori da incastrare nel complessivo, dove campo e controcampo si scambiano in continuazione.
Eppure la riunione a tavola, l'incontro d'affari, il dramma familiare sono spesso la scenografia in cui si srotolano momenti chiave delle pellicole più disparate. Che siano scene d'amore - la più famosa? Ovviamente quella della performance di Meg Ryan da Katz Deli in Harry ti presento Sally - o di violenza inaudita, che siano ilari o tragiche, aperture o conclusioni, le scene di convivio attraversano l'immaginario cinematografico come icone insostituibili. Tipo l'inseguimento in auto, per dire, o la famosa scena dei due personaggi che sdraiati di schiena pontificano sul mondo con l'inquadratura zenitale.
Alla luce di queste piccole consapevolezze, diventa normale osservare la disposizione degli attori attorno al tavolo: come mai - per esempio - i quattro commensali delle soap opera sono seduti dalla stessa parte del tavolo? vien da pensare che nella generale "imprecisione" del girato "in economia" degli sceneggiati televisivi, come si chiamavano una volta, sia obbligatorio ridurre i tempi di ripresa e di montaggio con una fotografia piatta e senza complicazioni di campi intrecciati. Per questo dovremmo interrogare un tecnico o un esperto, e non è escluso che lo facciamo.
Ma una cosa che abbiamo sotto agli occhi e che non richiede particolari decodifiche è la mimica degli attori nell'atto del mangiare: ci siamo abituati a vederli ingollare mezze bottiglie di whisky come se fosse acqua - e in effetti acqua tinta è - sebbene certe scene siano difficilmente mistificabili: Stallone che "beve" sei uova crude in "Rocky" resta un raro esempio di realismo!
Ma il realismo a tavola viene spesso meno quando gli attori si portano il cibo alla bocca: ne abbiamo visti tanti prendere un grammo di cibo con la forchetta, portarlo alla bocca, e masticare forzatamente per interi minuti. Il movimento delle mascelle vuote è innaturale, faticoso, frenetico e del tutto ingiustificato dalla quantità di cibo. Allora ben vengano le scene gargantuesche delle tavolate in cui si parla con la bocca piena, le grigliate dove si addentano enormi panini, e le potenti forchettate di spaghetti arrotolati che campeggiano in alcuni film di casa nostra.
Come non ricordare allora l'Albertone nazionale nella più famosa scena di abboffate della nostra cinematografia? "Maccarone, m'hai provocato, e io ti distruggo".
Eppure la riunione a tavola, l'incontro d'affari, il dramma familiare sono spesso la scenografia in cui si srotolano momenti chiave delle pellicole più disparate. Che siano scene d'amore - la più famosa? Ovviamente quella della performance di Meg Ryan da Katz Deli in Harry ti presento Sally - o di violenza inaudita, che siano ilari o tragiche, aperture o conclusioni, le scene di convivio attraversano l'immaginario cinematografico come icone insostituibili. Tipo l'inseguimento in auto, per dire, o la famosa scena dei due personaggi che sdraiati di schiena pontificano sul mondo con l'inquadratura zenitale.
Alla luce di queste piccole consapevolezze, diventa normale osservare la disposizione degli attori attorno al tavolo: come mai - per esempio - i quattro commensali delle soap opera sono seduti dalla stessa parte del tavolo? vien da pensare che nella generale "imprecisione" del girato "in economia" degli sceneggiati televisivi, come si chiamavano una volta, sia obbligatorio ridurre i tempi di ripresa e di montaggio con una fotografia piatta e senza complicazioni di campi intrecciati. Per questo dovremmo interrogare un tecnico o un esperto, e non è escluso che lo facciamo.
Ma una cosa che abbiamo sotto agli occhi e che non richiede particolari decodifiche è la mimica degli attori nell'atto del mangiare: ci siamo abituati a vederli ingollare mezze bottiglie di whisky come se fosse acqua - e in effetti acqua tinta è - sebbene certe scene siano difficilmente mistificabili: Stallone che "beve" sei uova crude in "Rocky" resta un raro esempio di realismo!
Ma il realismo a tavola viene spesso meno quando gli attori si portano il cibo alla bocca: ne abbiamo visti tanti prendere un grammo di cibo con la forchetta, portarlo alla bocca, e masticare forzatamente per interi minuti. Il movimento delle mascelle vuote è innaturale, faticoso, frenetico e del tutto ingiustificato dalla quantità di cibo. Allora ben vengano le scene gargantuesche delle tavolate in cui si parla con la bocca piena, le grigliate dove si addentano enormi panini, e le potenti forchettate di spaghetti arrotolati che campeggiano in alcuni film di casa nostra.
Come non ricordare allora l'Albertone nazionale nella più famosa scena di abboffate della nostra cinematografia? "Maccarone, m'hai provocato, e io ti distruggo".