Là dove nacque la Dieta Mediterranea

Pioppi, Pollica. Non lontano da Paestum, Velia, Palinuro e Salerno. Fine di agosto del 2010 di una estate calda, non caldissima, allietata come ogni anno dal meraviglioso azzurro del mare del Cilento su cui si bagnano turisti e locali, mai troppi, qui da sempre il turismo è gentile e l’antropizzazione mai spinta. Le bottega del paese vendono turgide mozzarelle di bufala, cassette di legno con fiammanti pomodori del piennolo, la mozzarella nella mortella, bottiglie di olio da olive pisciottane. Se si volge le spalle al mare, il verde del Parco Nazionale del Cilento ci sovrasta coi suoi piccoli paesi abitati da poche famiglie. Fine di agosto, scrivevo, quando arriva ufficialmente la notizia che la Dieta Mediterranea avrebbe ricevuto il riconoscimento Unesco di “patrimonio orale e immateriale dell’umanità”.

Di li a pochi giorni – il 5 settembre 2010 - un tragico e ancora irrisolto fatto di cronaca nera, l’uccisione del sindaco del paese, Angelo Vassallo, avrebbe scosso profondamente la gioia per questa notizia e avrebbe di nuovo portato Pollica agli onori della cronaca. Ma questa è un’altra storia, triste, tristissima, che accade proprio in quei giorni di festa e genera stridori ancora oggi percebili.

Ma perché proprio Pollica e le sue frazioni sul mare, le meravigliose Acciaroli e Pioppi, parteciparono con tale slancio emotivo a questa notizia, arrivando a festeggiare così tanto la consacrazione mondiale della dieta mediterranea?

Per capirlo, dobbiamo fare un passo indietro di circa 70 anni quando un giovane medico, biologo e fisiologo americano, Ancel Keys (nato nel 1904), sbarcò a Paestum per prestare servizio con gli alleati durante la seconda guerra mondiale. Keys era un medico già noto per aver studiato l’alimentazione dei soldati in guerra e aver inventato la razione K (K da Keys), delle porzioni facilmente reperibili e digeribili in grado di garantire energia ai soldati. Ancora oggi la razione K è adottata dagli eserciti.

Quando la seconda guerra mondiale finì, Keys tornò negli Stati Uniti e rientrò nella sua città, Minneapolis. Finita la sua attività con l’esercito, erano ormai gli anni Sessanta, Keys decise di tornare in quei meravigliosi posti che aveva conosciuto durante la seconda guerra mondiale, per approfondire alcune sue teorie, sviluppate assaggiando le materie prime conosciute in Italia e le loro rielaborazioni in piatti sempre molto semplici: grani, bufale, pomodori, pesci, legumi, l’olio di oliva, tanta verdura e frutta da fertili suoli vulcanici.

Keys, con sua moglie, aveva infatti interessi scientifici nel dimostrare che alcune culture alimentari, proprie dell’area mediterranea, garantivano una salute cardiaca superiore a tutte le altre alimentazioni. Ciò a causa del basso apporto di grassi che permettevano la riduzione di malattie come il diabete, l’arteriosclerosi e le malattie cardiovascolari in genere.

Dagli anni Cinquanta i coniugi Keys fecero più volte tappa in Italia, fra la Campania e la Calabria, in Spagna, in Grecia e anche in Marocco e nel 1959 Keys pubblicò quello che sarebbe divenuta l’opera più nota del medico americano, all’interno della quale si coniò per la prima volta il termine di “dieta mediterranea”: “How to Eat Well and Stay Well the Mediterranean Way”.

Il successo di questa opera fu così travolgente da garantire a Keys anche una coperta del Times nel 1961 come uomo dell’anno. Il successivo, siamo adesso nel 1962, Keys decise di proseguire i suoi studi trasferendosi nel cuore di questa cultura, nel Cilento, incantato dal fertile paesaggio ricco di fichi, mandorli, carrubi, mirto, olivi e acquistando una proprietà a Pioppi, chiamandola Minnelea, in onore sia della sua Minneapolis che della città antica di Velia, a pochi chilometri da Pioppi, dove avevano vissuto i filosofi Parmenide e Zenone.

Il pluridecennale soggiorno cilentano servì ai Keys per osservare ulteriormente i costumi alimentari della popolazione: da millenni, se si eccettua ovviamente l’uso del pomodoro, l’Italia, e l’area mediterranea per esteso, costruisce la propria alimentazione su alcune regole e usanze non codificate ma che garantiscono una longevità con pochi eguali nel mondo, soprattutto alcune particolari aree come il Cilento dove, e questo è un punto fondamentale, la corretta alimentazione si associa anche a uno stile di vita non inquinato, non logorante né stressante, oltre a un clima mite e lungamente soleggiato.

“Ci piacque moltissimo assaggiare quel cibo semplice – minestrone fatto in casa, innumerevoli tipi di pasta cucinata sempre al momento, condita con salsa di pomodoro e una spolverata di formaggio grattugiato, solo raramente arricchita con pezzetti di carne, oppure servita con pesce locale e senza formaggio; un bel piatto di pasta corta con fagioli; moltissimo pane sfornato da poche ore, mai servito con salsine; verdure fresche in abbondanza, una piccola porzione di carne o di pesce, al massimo una o due volte a settimana; vino da tavole comune; per dessert sempre frutta fresca", disse Keys in una intervista.

Ancel e Margaret trascorsero più di quarant’anni a Pioppi, in Cilento, e ancora oggi il paese è luogo di aggregazione scientifica per lo studio e la divulgazione della dieta mediterranea. Keys morì nel 2004 a Minneapolis. Di lì a due mesi avrebbe compiuto 101 anni.

Penso che tutti si conosca la dieta mediterranea, ma una sua sintesi è ben riportata nel sito della Fondazione Veronesi, in quanto il suo rispetto può aiutare anche a prevenire patologie oncologiche. Si legge dal sito fondazioneveronesi.it: “La dieta mediterranea è uno stile di vita, più che un semplice elenco di alimenti. Alla base della piramide alimentare ci sono tante verdure, un po’ di frutta e cereali (preferibilmente integrali). Salendo, troviamo il latte e i derivati a basso contenuto di grassi (come lo yogurt) contemplati in 2-3 porzioni da 125ml. L’olio extravergine di oliva da consumare a crudo senza esagerare (3-4 cucchiai al giorno), assieme ad aglio, cipolla, spezie ed erbe aromatiche, al posto del sale, sono i condimenti migliori per i nostri piatti in stile mediterraneo. Altri grassi buoni oltre a quelli dell’olio ci vengono forniti dalla frutta a guscio e dalle olive, in una o due porzioni da 30g. Verso il vertice della piramide alimentare, ci sono gli alimenti da consumare non ogni giorno, ma settimanalmente: sono quelli che forniscono prevalentemente proteine, tra i quali dovremmo favorire il pesce e i legumi con almeno due porzioni alla settimana ciascuno, il pollame 2-3 porzioni, le uova da 1 a 4 la settimana, i formaggi non più di un paio di porzioni da 100g, 50g se sono stagionati. Al vertice della piramide ci sono infine gli alimenti da consumare con moderazione: due porzioni o meno a settimana per le carni rosse (100g) mentre quelle processate (affettati, salumi etc.) sarebbero da consumare con ancor più parsimonia (una porzione a settimana da 50g o anche meno). Infine i dolci, da consumare il meno possibile”.