Cipriani a Trieste e il piccolo Harry’s

Citare Cipriani e l’Harry’s Bar a Venezia non è solo affrontare una delle italiante tra le storie italiane, ma percorrere le strade del mito. Tutti sanno di quel luogo, di quanto sia simbolo di accoglienza, classe, italianità e prestigio internazionale. E tutti idolatrano la figura di Arrigo Cipriani quale Dioscuro di quel mito.

Quello che forse non tutti sanno è perchè si chiama Harry’s, e da dove vine quella storia: perchè il CIpriani padre, al secolo Giuseppe, non era certo un aristocratico possidente con velleità imprenditoriali, ma uno di noi a cui capitò qualcosa: anzi, verrebbe di pensare che si “meritò” qualcosa.
Infatti per puro caso si fece amico questo americano, che accompagnava a Venezia un’anziana parente dopo la Grande Guerra - durante la quale Giuseppe aveva servto nell’Esercito Italiano - che partì all’improvviso lasciando il ragazzo con un palmo di naso e senza il becco di un quattrino. 

Giuseppe, che era amico di questo Harry, non solo lo aiutò, ma gli fece pure omaggio di una somma per lui allora importante per acquistare un biglietto per gli Stati Uniti. Ventura volle che Harry ritornasse qualche anno dopo non solo a restituire la somma, ma rimpinguarla con un solido interesse. Con quei denari Giuseppe - di professione cameriere - adattò un fondo a Bar e creò le basi della leggenda, riconoscendo a Harry il nome per imperitura gratitudine. Correva l’anno 1931, e nei decenni successivi Harry’s Bar divenne un brand di fama terracquea.

Tanto che qurant’anni dopo il figlio Arrigo, altrettanto lungimirante nella gestione di quel miracoli, si fece parte della profonda ristrutturazione di quell’Hotel in piazza dell’Unità d’Italia a Trieste dove sorgeva uno storico Albergo, da sempre abitato anche da un ristorante: il vecchio, romantico Hotel Vanoli - ad illuminazione elettrica, si legge nelle reclame fin de siecle - divenne l’attuale Grand Hotel Duchi d’Aosta, all’interno del quale all’inizio degli anni Settanta comparve una delle propaggini del locale veneziano, l’HArry’s Piccolo.

Attraverso i decenni arriviamo ai giorni nostri, dove Harry’s di Trieste è una sfaccettata realtà ben integrata nella gestione dell’albergo di lusso, con Pasticceria, Bar, Bistrot e il clamoroso ristorante gastronomico Piccolo, assurto agli onori della cronaca e della critica fino a fregiarsi del prestigioso doppio “macaron” della guida gommosa.

Il “Piccolo” è un locale bifronte, con il Bistrot a un lato e le raccolte salette dall’altro, governati dalla stessa cucina - e quindi mai attivi in contemporanea - alla cui guida trovi un’affiatata coppia di chef Davide De Pra e Matteo Metullio. Sedersi ai pochi tavoli del Piccolo è una esperienza di classe e confrotevolezza di altissimo livello, che unisce la spiccata italianità con una allure di livello internazionale. La cucina proposta dal locale è perfettamente integrata, e il lavoro dei due chef spazia tra il mare e la terra con ingredienti riconoscibili e tecniche contemporanee. Si potrà assaggiare il famoso “Harrysotto” - un riso che pare un riassunto delle sensazioni del mare - o il capriolo tra i piatti principali, una bordata di piccoli bocconcini di benvenuto fino alla pasticceria che rinfresca e addolcisce il fine pasto.

Se tutto questo poi è incastonato come un gioiello nel diadema di squillante bellezza della piazza, la visita diventa un momento di incontornabile bellezza. Un buon motivo - tra i tanti - per cnoscere meglio Trieste.